La risaia vercellese: oasi naturale d’Europa


È stata la grande disponibilità di rane a convincere tanti ardeidi a nidificare nel vercellese visto che, in risaia, le rane si possono cacciare davvero facilmente. Con l’allagamento e l’avvio della stagione agricola, i primi grandi utilizzatori della risaia sono i limicoli che, nel vercellese, si riposano durante la migrazione primaverile. Dalla metà di marz alla fine di maggio si possono fare osservazioni veramente uniche di questi uccelli. Ce ne sono di tutte le dimensioni: i più rari sono i gambecci, c’è poi il grande chiurlo e i piovanelli. Le forme, talvolta, sono differenti: dall’elegantissimo cavaliere d’Italia alla pittima reale, dal piccolo e mimetico beccaccino alle pantane e ai totani mori. Talvolta, invece, sono molto simili. È molto difficile distinguere, per esempio, le diverse specie di piro-piro.

Sugli argini delle camere di risaia nidificano anche le pavoncelle. La loro sagoma dai colori scuri e chiari, i frenetici volteggi intorno al nido, se disturbate, e il loro caratteristico richiamo le rendono subito riconoscibili. Nel periodo di allagamento, le risaie ospitano anche anatre tuffatrici, come morette e moriglioni. Ma queste si fermano solo per riposare. A frequentare da sempre la risaia sono invece le più comuni anatre di superficie: i germani reali; la loro sorprendente adattabilità ne ha fatto un uccello acquatico diffusissimo. I suoi nidi si posso agevolmente rinvenire anche a pochi passi dai trafficati ponti dei fiumi di Torino. Il germano nidifica soprattutto tra le ortiche, i rovi e altre erbe o cespugli lungo i canali, tra elofite e strato erbaceo presso l’acqua.

La risaia, soprattutto quando le piantine iniziano a diventare più alte e fitte, è l’habitat ideale per la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus). Come tutti i rallidi è diffidente ma è comunissima. Un altro rallide che corre sull’acqua per involarsi è la folaga (Fulica atra). Ma i veri protagonisti della risaia sono gli ardeidi, la famiglia degli aironi e delle garzette. Sono proprio questi due uccelli ad attirare maggiormente l’attenzione di chi si trova a frequentare la risaia. L’airone cenerino (Ardea cinerea) colpisce per la sua maestosità ed eleganza. La garzetta (Egretta garzetta) si nota subito anche in lontananza visto che con il suo candido piumaggio non potrebbe certo provare a mimetizzarsi. Altro ardeide comune in risaia è la nitticora (Nycticorax nycticorax), bianca e grigia con le lunghe penne che scendono giù dal capo.

L’airone cenerino è, insieme alla garzetta, l’airone più frequente. Infatti, l’airone bianco maggiore, ancora più bello, si vede in risaia prevalentemente dal tardo autunno alla fine dell’inverno, ed eventualmente di passo in primavera. Per non confonderlo con la garzetta si può tenere conto di alcuni aspetti: le dimensioni (è circa il doppio della garzetta), il becco giallo (anche se in estate può averlo nero in abito riproduttivo), le zampe gialle. Altro airone meno comune che ogni tanto si fa vedere nelle risaie è l’airone rosso. È poco più piccolo del cenerino ed è più schivo. Si vede in risaia e molto e lungo canali. L’airone guardabuoi è più piccolo ed è una comparsa un po’ più recente: tipico dei documentari africani, posato su un bufalo o un rinoceronte, da qualche anno nidifica anche tra il Ticino e il Sesia e frequenta moltissimo le risaie. Altro ardeide poco frequente è il tarabusino. Si può avere la fortuna di vedere il maschio posato sui rami bassi di un albero lungo un canale oppure una femmina con il becco all’insù per sfruttare il suo mimetismo rigato su uno sfondo di erbe o canne.

Lungo i canali e le risorgive si può vedere sfrecciare il martin pescatore (Alcedo Atthis) dall’inconfondibile trillo e dal prezioso piumaggio “azzurro metallizzato” del dorso. Tra i rapaci, le osservazioni più frequenti si devono alla poiana (Buteo buteo). Falcone imparentato con le aquile, la poiana non è affatto tipica dell’acqua e delle risaie, ma in queste distese senza ostacoli visivi, appollaiata sopra un palo della luce o su un ramo di pioppo può individuare un topo o una minilepre anche molto lontani. E ancora il Falco di palude e il Gheppio.

Un rapace su cui occorre spendere qualche parola in più è il nibbio bruno che non nidifica in risaia, ma nei boschi. Al contrario della poiana non è stanziale: arriva a fine marzo per nidificare. Un tempo era già ben presente nel vercellese perché questo è un territorio ricco di acqua e di pesci. Uccello pescatore, è capace di adattamenti alimentari sorprendenti.

Nel reticolo idrico della risaia è presente anche il cormorano. Grande uccello nero, abilissimo pescatore con ottima vista in acqua. Si immerge in profondità e insegue pesci fino a 500 gr in apnea, fiocinandoli con il suo becco acuminato e ricurvo in punta. Il cormorano è tipico delle lagune e delle coste marine ma, come il gabbiano, ha trovato nei grandi corsi d’acqua piemontesi dei luoghi favorevoli allo svernamento. Può arrivare con grandi stormi a settembre per migrare nel nord Europa a marzo, ma nidifica anche nelle nostre zone ed è tipico anche di ambienti fluviali e di mare (l’altra sottospecie è la sinensis).

Altre specie importanti della zona sono il Migliarino di palude, il Tarabuso, la Sgarza ciuffetto, oltre ad Anfibi, come il Tritone crestato, Rettili, come la Testuggine palustre, e pesci, come la Lampreda. Una specie alloctona, cioè introdotta dall’uomo, è invece l’ibis sacro.

Da pochi anni, la risaia italiana ospita anche un uccello molto più blasonato degli aironi e dei cormorani: si tratta dell’ibis sacro. Raffigurato spesso nei papiri e nei bassorilievi dell’antico Egitto, dove era venerato come icona del dio Thot. È un parente dei pellicani che, come gli aironi, si nutre di rane, pesci, bisce e topi. La sua presenza era eccezionale fino a 4-5 anni fa, mentre oggi è una presenza costante in tutto il territorio risicolo.

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